Orari:
– temporaneamente CHIUSO per lavori.

Il Museo di Civiltà Preclassiche della Murgia Meridionale

Il Museo di Ostuni, inaugurato il 14 maggio 1989 nell’ex monastero carmelitano di Santa Maria Maddalena dei Pazzi, con l’annessa chiesa di San Vito Martire, dopo un accurato restauro, è stato riaperto nel 2011 con la mostra temporanea “Ostuni ed il suo territorio: la vita quotidiana ed il sacro nelle testimonianze archeologiche”.

La Chiesa, nota con il nome di “Monacelle”, fu interamente edificata tra il 1750 ed il 1752, su progetto di un anonimo ingegnere napoletano e fu realizzata da maestranze ostunesi al posto di una precedente chiesa medioevale di San Vito, colpita dal terremoto del 1743.

La facciata evidenzia nelle sue linee l’inizio della stagione del rococò ad Ostuni, che si protrarrà fino alla fine del XVIII secolo. L’interno, a navata unica, presenta cinque altari in pietra di gran pregio artistico e due coretti, sempre in pietra, sorretti da due archi con teste di cherubini. Sette tele di artisti napoletani e romani, recentemente restaurate, adornano gli altari. Oltre alle tele ed agli altari in pietra, ricchi sono anche gli arredi lignei, quali l’organo settecentesco ed il pulpito, le porte interne e ed il portone d’ingresso, le finestre e le grate dei matronei.

Raccolte archeologiche

Età messapica, medievale e moderna

All’interno della Chiesa di San Vito Martire sono esposti i corredi delle tombe a camera di età messapica venute alla luce nell’area del Foro Boario, oltre ai reperti di età medievale, rinascimentale e moderna provenienti dalla cosiddetta Torre Medievale di Ostuni e dal giardino del Convento di Santa Maria Maddalena dei Pazzi, sede del Museo.

Insediamenti neolitici

Sono presentate le ricerche topografiche condotte in numerosi siti neolitici della costa adriatica. Si segnala in particolare Fontanelle che, oltre ai numerosi resti di cereali contenuti in grumi di intonaco di capanna, come l’impronta completa di una spiga di Triticum dicoccum, conserva ceramiche impresse arcaiche ed un’industria litica laminare di ridotte dimensioni (perforatori e geometrici). Tra le grotte frequentate nel IV-III millennio, particolare importanza riveste quella di S. Biagio, della quale sono presentate le industrie litiche e le ceramiche di facies Serra d’Alto.

Si aggiungono, infine, le ceramiche graffite con rappresentazioni di oranti provenienti dalla Grotta di Santa Candida presso Francavilla Fontana.

Grotta Sant’Angelo

Sono esposti i materiali rinvenuti nel 1984 in questa estesa cavità carsica, quasi sicuramente un grande luogo di culto nel Neolitico e nel Eneolitico. La sommità del deposito pleistocenico (strato III), identificato con gli scavi del 1984, venne utilizzata per la costruzione di un focolare circondato da pietre (strato II), con un’area annessa cosparsa di resti carbonizzati di Triticum dicoccum (6890±70 BP – Gif 6724). Successivamente si realizzò un piano di pietrame su cui vennero impiantati focolari e delle vere e proprie buche contenenti cereali carbonizzati (6530±70 BP – Gif 6722) con ceramiche impresse evolute, graffite geometriche a motivi lineari, industria litica e resti di animali domestici. Tra i materiali si segnala una singolare rappresentazione antropomorfa a braccia levate nella tipica posa dell’orante.

Grotta di Santa Maria di Agnano

Le ultime tre sale del percorso museale sono interamente dedicate alla Grotta di Santa Maria di Agnano.

Alla vita della grotta in età medievale e moderna è destinata la prima sezione, che raccoglie le testimonianze archeologiche riferite alla cappella della Vergine Maria, con frammenti architettonici, affreschi e ceramica.

La seconda sala è dedicata alla frequentazione del sito in l’età messapica, quando la grotta e i terrazzamenti circostanti furono verosimilmente sede di un santuario dedicato forse alla dea Demetra. Al periodo compreso tra la fine del V e il III-II secolo a.C. appartengono i frammenti di ceramica locale e di importazione, le iscrizioni in lingua messapica, le armi e le terrecotte.

La sezione preistorica presenta, infine, i calchi delle due sepolture paleolitiche, Ostuni 1 (la Donna di Ostuni, gestante con feto di 26.461-26115 a.C.) e Ostuni 2 (28.200-27.568 a.C.), oltre ai resti originali di Ostuni 1 e al corredo che accompagnava le deposizioni.

Le vetrine raccolgono una scelta significativa di materiali paleolitici e neolitici.

Il percorso museale si conclude con un suggestivo diorama ricostruttivo della grotta e della sepoltura della Donna di Ostuni.