al Museo di Ostuni sabato 13 aprile 2019 si è discusso delle fake news nella storia
Si può pensare che il fenomeno delle fake news, ossia le false notizie intese come informazioni ingannevoli e distorte rese pubbliche e divulgate, sia un fatto recente, per lo più legato alla diffusione di internet e dei social. Esiste, invece, un’accreditata storiografia che dimostra come la “falsa informazione” sia una questione antica.
Della “Archeologia delle fake news. Le false notizie nell’antichità” si è parlato sabato 13 aprile, dalle ore 9.00 alle ore 13.00, in un incontro presso la Chiesa delle Monacelle, nel Centro Storico di Ostuni, adibita a sala conferenze del Museo.
L’evento è stato organizzato dalla Istituzione Museo di Ostuni in collaborazione con l’Ufficio Stampa e Comunicazione del Comune di Ostuni e il Consiglio Regionale della Puglia dell’Ordine dei Giornalisti. Per i giornalisti regolarmente accreditati presso la piattaforma formativa dell’Ordine dei Giornalisti la partecipazione valeva come corso di formazione professionale.
L’incontro, introdotto e moderato dal Presidente dell’Istituzione Museo di Ostuni Michele Conte, ha visto la partecipazione del giornalista Giacomo Annibaldis, già responsabile della redazione culturale de “La Gazzetta del Mezzogiorno”, vero esperto della tematica dei “falsi storici”. Basti ricordare i suoi articoli sulla questione del “Papiro di Artemidoro”, ritenuta un’abile contraffazione da Luciano Canfora e la cui certezza del falso è stata oramai provata.
E’ seguita la relazione di Flavia Frisone, Docente Storia Greca, Università del Salento, e il collegamento skipe da Oxford di Lorenzo Calvelli, Docente Storia Romana ed Epigrafia Latina, Università Ca’Foscari di Venezia. I due studiosi hanno affrontato la questione della contraffazione, manipolazione e abusi del documento epigrafico antico, anche alla luce delle risultanze emerse nel convegno che si è tenuto lo scorso ottobre presso l’Università Ca’Foscari di Venezia su “La falsificazione epigrafica in Italia. Questioni di metodo e casi di studio”.
Ha concluso Donato Coppola, direttore scientifico del Museo e docente di Docente Paletnologia dell’Università “Aldo Moro” di Bari.